mercoledì 31 dicembre 2008

Perché dovremmo continuare?



Il cangiante e straripante flusso dell'Onda degli studenti ha imperversato lungo tutta l'Italia. Le irrappresentabili anime dei naviganti hanno impetuosamente svegliato il sonno della dormiente opinione pubblica.

Il fragore dell'Onda ha urtato e fatto vacillare le precarie palafitte che sorreggono l’Università pubblica. Un caldo autunno ha diffuso la paura. E la paura ha gelato i governanti arroccati nelle nostre istituzioni. La paura che i cittadini si possano organizzare per riprendere la loro istruzione e il loro stato.

Nelle ultime settimane, tuttavia, l'indomabile Onda si sta trasformando in una risacca, ricca d’idee e proposte ma carente di corpi che le mettano in pratica.

Perché l'Onda dovrebbe continuare a smuovere le stagnanti acque italiche?

Perché le leggi 133/08 e 169/08 devono essere abrogate dall'ordinamento giuridico italiano e dalle menti dei governanti che sognano un popolo ignorante e soggiogato;

perché la legge 133/08 non ristruttura l'umiliata Università pubblica ma la distrugge definitivamente con pesanti e progressivi tagli, blocco delle assunzioni e possibilità-(necessarietà) di conversioni in fondazioni private;

perché l'articolo 9 della Costituzione della Repubblica Italiana sancisce che “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”;

perché l'articolo 33 della Costituzione stabilisce che “La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”;

perché l'istruzione è un elemento indispensabile per sostenere e difendere la democrazia;

perché l'istruzione è il fondamentale tassello che fa di un uomo un cittadino cosciente invece di un cittadino suddito;

perché l'istruzione pubblica è uno dei principali strumenti per attuare l'articolo 3 della Costituzione dove si sancisce che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”;

perché il taglio indiscriminato e senza criterio dei finanziamenti all'istruzione toglie il lavoro a decine di migliaia di famiglie proprio durante il periodo nero della crisi economica;

perché non vengono regolarizzati i contratti alle migliaia di lavoratori precari che grazie al loro operato, al limite del volontariato, fanno funzionare la pubblica istruzione;

perché il blocco delle assunzioni stronca la volontà dei giovani laureati che sognano un futuro nell'università e nella ricerca;

perché la legge 133/08 vuol privare i diritti dei lavoratori duramente conquistati;

perché la legge 133/08 e il decreto legge 180/08 non combatte la casta dei baroni;

perché l’articolo 34 della Costituzione stabilisce che “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”, mentre invece le liste dei beneficiari della borse di studio non comprendono tutti gli idonei;

perché i tagli pubblici alla ricerca conducono alla paralisi il sistema sociale, culturale ed economico dell’Italia;

perché alcune ricerche scientifiche evidenziano che un elevata istruzione allunga la speranza di vita;

perché l’istruzione viene considerata dal governo come una spesa secondaria;

perché i tagli alla ricerca condannano coloro che soffrono di malattie incurabili a non avere una speranza;

perché 9 milioni di cittadini popolano le 42000 strutture scolastiche, ma soltanto il 58,64% di esse ha il certificato di agibilità statica;

perché V. Scafiti è morto alla giovane età di diciassette anni nella sua scuola per il crollo del soffitto;

perché 15 persone sono morti nei laboratori della facoltà di Farmacia di Catania. L’ultima vittima è stata una ragazza di ventiquattro anni;

perché anche il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione è contrario ai provvedimenti del ministro M. Gelmini;

perché la legge 169/08, introducendo il maestro unico nella scuola primaria, in netta controtendenza alle attuali teorie pedagogiche, e riducendo l’orario scolastico, mette in difficoltà le famiglie e in pericolo l’istruzione dei bambini, il futuro della società;

perché i regolamenti di revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia, della scuola primaria, dei licei e degli istituti tecnici sono una sistematica operazione di dequalificazione dell’istruzione;

perché il nostro dipendente pubblico M. Gelmini, Ministro della Repubblica Italiana, dovrebbe essere una figura professionale competente nel campo dell’istruzione, dell’università e  della ricerca ed invece offende tutto il popolo italiano con la sua ignoranza in tali discipline;

perché il Presidente del Consiglio dei Ministri non soltanto non accetta l’articolo 21 della Costituzione, che proclama che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, ma inoltre diffama ed oltraggia i cittadini che legittimamente e democraticamente criticano l’operato del governo;

perché il deviato sistema mediatico rema contro il movimento con una vasta operazione di disinformazione;

perché paghiamo con le nostre tasse lo stipendio (4003,11 euro mensili di diaria, più 1637,43 euro di rimborso delle spese per lo svolgimento del mandato parlamentare, più 4.150 euro l’anno per le spese telefoniche, ecc.) ad un parlamentare non votato dal popolo, il Senatore della Repubblica F. Cossiga, per dire “Io aspetterei ancora un po' e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti” e “Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro. In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito... Lasciar fare gli universitari, ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città”;

perché l’apatia politica, la disillusione e la diffusa indifferenza della società civile sono dei mali che si ripercuotono sulla vita democratica del paese;

perché vogliamo una completa ed efficace ristrutturazione dell’istruzione pubblica tramite un’ampia e democratica concertazione tra tutte le figure sociali interessate;

perché qualcuno deve spiegarci cosa abbiamo da perdere. Rivogliamo il nostro futuro!

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