sabato 17 gennaio 2009

NO alla regionalizzazione dell'istruzione!

Dopo il Mostro unico, i tagli assassini all'Università pubblica arriva la regionalizzazione dell'istruzione. La domanda sorge spontanea: i nostri rappresentanti perseguono la linea politica del “chi la spara più grossa”? Onorevoli e ministri ce la cantano e se la ridono come in una gara dove è difficile stilare una graduatoria. Sarebbero troppi i primi posti. 

La realtà è un'altra. Alla deleteria destrutturazione del sapere pubblico e alla sfrenata privatizzazione dello stato si aggiungono anche le inconsistenti argomentazioni leghiste.

Dal giornale dei celoduristi La Padania “Il senatore Mario Pittoni, capogruppo della Lega Nord in commissione Pubblica istruzione, si prepara alla battaglia per la regionalizzazione dell'assunzione degli insegnanti. Il suo disegno di legge che prevede «nuove norme per il reclutamento regionale del personale docente» è già depositato al Senato e alla Camera. «Ora - anticipa il senatore Pittoni - si tratta di individuare il percorso più agevole. L'idea è di inserire il reclutamento regionale nel prossimo disegno di legge di riforma della scuola, che dovrebbe occuparsi anche della carriera degli insegnanti. Naturalmente il tutto in accordo con il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Per recuperare competitività in Europa - ribadisce il parlamentare - dobbiamo poter contare su insegnanti con conoscenze specifiche di storia, cultura, valori ed economia del territorio, adeguatamente selezionati in base alle effettive capacità e preparazione. Questo è anche il modo corretto di affrontare l'annosa questione delle decine di migliaia di docenti che cambiano sede ogni anno, lasciando spesso sguarniti gli istituti del Settentrione. Creeremo albi regionali per gli insegnanti, ai quali si potrà accedere solo con il requisito della residenza nella stessa regione, indicando il possesso dei titoli ai fini del curriculum professionale, ma iscrivendo i docenti in ordine progressivo in base al miglior punteggio ottenuto al previsto test d'ingresso all'Albo, prescindendo dal voto ottenuto al titolo. Questo anticipa fra l'altro l'abolizione del valore legale del titolo di studio, battaglia che ha fatto un passo avanti proprio in occasione dell'approvazione del decreto per l'Università, con l'ok a un ordine del giorno di cui è primo firmatario il deputato leghista Paolo Grimoldi, coordinatore federale del Movimento Giovani Padani. Il test d'ingresso è reso necessario dalle differenze nella valutazione del grado di preparazione degli studenti nelle diverse aree del Paese. Differenze certificate dall'Ocse e da almeno altre sei ricerche sull'argomento, secondo cui una media dell'8 conquistata in una scuola del Sud Italia equivale a una media del 5 nella stessa scuola del Nord. Palese discriminazione - conclude Pittoni - a danno dei ragazzi settentrionali».

Queste non sono soltanto delle simpatiche farneticazioni medievali ma un Disegno di Legge, già pronto e trasmesso per la discussione in commissione. Saranno istituiti albi regionali nei quali il punteggio in graduatoria non conterà più nulla. Tutti i precari dovranno rifare un esame di ammissione all'albo regionale per essere inseriti in una nuova graduatoria regionale. 

La scabrosa idea di territorializzare l'istruzione passerà tramite la selezione dei docenti adatti a tale sinistro scopo. Il test d’ingresso all’albo, infatti, prevede <<(..) il rispetto delle proprie radici culturali>> valutate da un Comitato regionale. Ovviamente chi supererà la prova, per il normale ragionamento leghista, non potrà esercitare la professione al fuori della regione dove è iscritto all'albo.

Alle sfide della globalizzazione, alla ricchezza delle tradizioni italiane e alla libera circolazione del sapere la Lega Nord risponde con una sterile e paralizzante chiusura culturale.

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