giovedì 23 ottobre 2008

Documento assemblea d'Ateneo 23 ottobre

I docenti, il personale tecnico-amministrativo e gli studenti dell'Università di Urbino fanno proprio l'appello lanciato unitariamente dalle principali organizzazioni dei lavoratori dell'Università (ADI, ADU, ANDU, APU, CISAL Universita', CNRU,CNU, CISL Universita', FLC CGIL, RNRP, SUN, UDU, UIL P.A.-U.R.AFAM):

Il sistema universitario è oggetto di provvedimenti che rischiano di cancellare l'Universita' che abbiamo conosciuto. Il D.L. 112/08 è stato convertito in legge (n°. 133/08), ed è dunque pienamente operativo, confermando i contenuti sui quali abbiamo gia' a luglio espresso un giudizio durissimo e avviato prime iniziative di informazione e di contrasto. Ne ricordiamo punti salienti:

1) limitazione al 20% del turn-over, per gli anni 2009-2011 e al 50% per l'anno 2012 del personale docente e tecnico-amministrativo, dopo due anni di blocco dei concorsi;
2) ulteriori drammatici tagli al Fondo di Finanziamento ordinario, che viene decurtato di circa il 25% in termini reali entro il 2012; (ma per quest'anno il finanziamento dei PRIN scende da
160 a 98 milioni di euro);
3) la possibilita' di trasformazione degli Atenei in Fondazioni private, con la privatizzazione dei rapporti di lavoro, il conferimento dei beni dell'Universita' al nuovo soggetto privato e l'indeterminatezza degli organi di gestione degli atenei la cui composizione e funzione non viene per nulla chiarita.
4) il taglio delle retribuzioni del personale.

Tali provvedimenti vanno ben oltre la congiuntura e una pura manovra di risparmio, ma determinano invece uno scenario in cui sparisce l'Universita' italiana come sistema nazionale tutelato dalla Costituzione, in cui il ruolo pubblico è elemento decisivo di garanzia per la liberta' di ricerca e d'insegnamento e degli interessi generali del Paese.

Saranno in primo luogo gli studenti ad essere danneggiati, perche' non sara' piu' garantita un'offerta formativa di qualita' legata all'inscindibilita' di didattica e ricerca, perche' il taglio dei finanziamenti condurra' all'aumento senza limiti delle tasse universitarie e perche' la possibilita' di assumere sempre meno docenti condurra' ad un ampliamento massiccio dei corsi di laurea a numero chiuso e alla soppressione di corsi di laurea non gia' sulla base di un'attenta valutazione della loro efficacia, bensi' per via dell'impossibilita' di garantire la presenza del personale docente necessario.

Insieme con gli studenti, i primi danneggiati sono i giovani studiosi: il blocco del turn-over, riducendo drasticamente il numero dei docenti in ruolo a fronte delle uscite per pensionamento gia' note, impedira' il ricambio generazionale, aggravando il problema gia' insopportabile del precariato, e chiudendo le porte dell'Universita' ad intere generazioni.

Ma è l'intero sistema che si ripiega su se stesso, negando ai docenti le opportunita' di ricerca e di didattica di qualita', appaltando al privato le scelte fondamentali (un privato che, giova ricordarlo, è tra gli ultimi al mondo per finanziamento della ricerca). Chi presidiera' le aree piu' delicate e meno immediatamente redditizie della ricerca? Si vuole importare un modello che mutua, dal mondo anglosassone, gli aspetti di disuguaglianza sociale, di sistema di poche Universita' di eccellenza, di riduzione di diritti ed opportunita', mentre non esistono neppure lontanamente le condizioni per mutuarne gli aspetti di alta produttivita' scientifica. E a fronte di una riduzione del 25% dei finanziamenti, anche le Universita' che oggi si autodefiniscono "virtuose" saranno trascinate nel gorgo dello squilibrio finanziario strutturale, strette nella forbice dei costi crescenti e della riduzione delle entrate.

Come lavoratori e studenti dell'Università di Urbino non possiamo non denunciare la particolare situazione di difficoltà nella quale i provvedimenti del governo costringeranno il nostro Ateneo. Avviando il processo di statalizzazione, l'Università "Carlo Bo" si è messa nelle condizioni di uscire da una crisi finanziaria gravissima che soltanto i sacrifici da noi tutti sostenuti negli anni precedenti ci hanno permesso di fronteggiare. La statalizzazione ha finalmente sopperito al cronico deficit di entrate di cui soffriva la nostra università, fornendoci le risorse che legittimamente ci spettavano in quanto università pubblica di medie dimensioni e ponendo le basi per un piano di rilancio e sviluppo elaborato dal Cda e dal Senato Accademico e approvato dal Ministero. Questo piano, che - nel rispetto delle compatibilità finanziarie - prevedeva l'assunzione di nuovi ricercatori, la stabilizzazione dei precari e la possibilità di avanzamenti di carriera per docenti e personale TA, è ora messo in discussione dai nuovi provvedimenti del governo. Nelle condizioni che prevedibilmente si verranno a creare, a causa del blocco del turnover e della sua riduzione molte facoltà non saranno presto in condizione di rispettare i requisiti minimi. Inoltre, il percorso di privatizzazione delineato dal governo rischia di riportarci paradossalmente alla casella di partenza, in un contesto territoriale nel quale mancano forti capacità di investimento da parte del mondo imprenditoriale.

Facciamo dunque nostre le indicazioni generali dell'appello unitario:

Noi crediamo fermamente che occorra mobilitarsi da subito in modo forte e convinto per chiedere la cancellazione dei provvedimenti ed arrestare una deriva che si annuncia completa su tutti gli aspetti del funzionamento dell'Universita'. Non sfugge a nessuno che all'orizzonte si profilano nuovi interventi tra cui, verosimilmente, la revisione dello stato giuridico e l'abolizione del valore legale del titolo di studio. Il nostro giudizio negativo e' fortemente ancorato ad elementi di merito.

Conosciamo bene le tante falle e difetti del sistema universitario, e certo non intendiamo difendere l'esistente; ma è proprio dai difetti che occorre partire, in modo non ideologico, come abbiamo costantemente fatto: affrontare i nodi del merito e della valutazione, della qualita' dell'offerta didattica e di ricerca, del reclutamento dei giovani e della carriera, e correlatamente del precariato, dei meccanismi di finanziamento, del diritto allo studio, del dottorato, di un rapporto aperto e trasparente tra Università e società. E discuterne con la comunita' universitaria: fino ad oggi le decisioni adottate sono state prese in modo del tutto unilaterale, al di fuori di qualsiasi confronto.

Di conseguenza, aderiamo al percorso di lotta indicato dalle organizzazioni sindacali:

Noi non intendiamo accettare questo stato di cose: vi chiediamo, individualmente e collettivamente di mobilitarvi, ed in questo senso vi proponiamo un percorso che unifichi ed estenda a tutte le componenti dell'Universita' le tante iniziative sorte in queste settimane. Nel mese di ottobre occorre produrre iniziative di informazione e socializzazione in tutti gli Atenei, in forma di assemblee e momenti di discussione. Ancora troppi non hanno compreso la portata devastante dei provvedimenti, o confidano in un "io speriamo che me la cavo". Non sara' cosi': chiunque operi nell'Universita' sara' esposto a cambiamenti radicali delle sue condizioni di vita, di lavoro e di reddito.

Proprio per diffondere questa consapevolezza, viene indetta per giovedì 23 ottobre alle ore 10.00 presso l'Aula Magna dell'ex Rettorato l'assemblea di Ateneo dell'Università di Urbino.

Nel frattempo

- Vi chiediamo di proseguire con la moltiplicazione delle prese di posizione in tutti gli organi accademici.

- Vi chiediamo di riprendere la positiva esperienza delle "lezioni in piazza": dobbiamo parlare alla cittadinanza, spiegare che questi provvedimenti non sono un problema dell'Universita', ma disegnano un modello che riduce diritti e opportunita' sociali, facendo del reddito il solo discrimine tra chi puo' e chi non puo'; un modello che divide sempre piu' il Paese tra poveri e ricchi.

- Vi chiediamo di rifiutare ogni prestazione non dovuta e attenersi strettamente ai compiti istituzionali; di utilizzare parte delle lezioni per spiegare e condividere le ragioni della nostra opposizione.

Sosteniamo l'azione delle rappresentanze sindacali volte a interloquire con tutti gli attori istituzionali interessati, CRUI e CUN, per sollecitare condivisione e prese di posizione e invitiamo tali rappresentanze a diffondere informazioni al maggior numero possibile di persone, a partire dalle famiglie degli studenti universitari e dalle associazioni dei genitori degli studenti medi, per ottenere il piu' vasto sostegno degli utenti e dell'opinione pubblica.

Infine

Le Segreterie Generali nazionali di FLC Cgil, CISL Università, FIR CISL e UIL PA UR.AFAM hanno gia proclamato la mobilitazione della categoria e attivato le procedure necessarie per la proclamazione dello SCIOPERO GENERALE, in caso di mancata conciliazione, è previsto per il giorno 14 novembre 2008 con una grande manifestazione a Roma.

Urbino li 23 ottobre 2008

Assemblea d'Ateneo 23 ottobre

FLC-CGIL Pesaro Urbino, CISL Università Urbino, Si.Puo. Urbino.
In collaborazione con i rappresentanti dei docenti, ricercatori, del personale tecnico amministrativo, cel e studenti nel Consiglio d’Amministrazione dell’Ateneo

Giovedì 23 Ottobre 2008
ASSEMBLEA

degli studenti e del personale docente, del personale tecnico-amministrativo e cel dell’Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo"
Aula Blu Facoltà di Economia dalle 11,00 alle 13,00

per discutere su:
Quale futuro per l’Università dopo la manovra finanziaria 2009
Interverranno oltre alle RSU ai Segretari delle Organizzazioni Sindacali:
• Prof. Giancarlo Ferrero - Preside della Facoltà di Economia
• Dott. Stefano G. Azzarà – Rappresentante dei ricercatori
• Enzo Acconcia – Tecnico
• Marina Dini – Amministrativa
• Mattia Fadda – Presidente Consiglio degli Studenti

DIBATTITO
PARTECIPATE TUTTI!

Documento del Senato Accademico dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”

Il Senato Accademico dell’Università degli Studi di Urbino, riunito il 22 ottobre 2008, esprime estrema preoccupazione per le misure adottate dalla Legge 133/08, che minano profondamente il futuro delle Università pubbliche italiane e rischiano di vanificare il processo di risanamento e rilancio efficacemente avviato dal nostro Ateneo. Tali disposizioni di legge stabiliscono, infatti, che:
- I finanziamenti (FFO) vengano ridotti di 1,5 miliardi di euro nei prossimi 5 anni.
- Le risorse derivanti dal turn-over del personale universitario possano essere riutilizzate dagli
Atenei solo nella misura del 20% per il reclutamento di nuove unità, con il conseguente trasferimento dell’80% residuo al bilancio dello Stato.
- Le Università possano, a richiesta, trasformarsi in fondazioni di diritto privato.
- Altri vincoli vengono frapposti al mantenimento del personale precario e alla sua possibile stabilizzazione
Si tratta di misure che, da un lato, mettono a rischio la sopravvivenza di una parte degli Atenei italiani ed impediscono qualsiasi programma di qualificazione dell’offerta didattica e della ricerca, dall’altro avviano una trasformazione radicale dell’Università italiana, che avrebbe meritato una riflessione ed un dibattito più attenti, con un coinvolgimento attivo del mondo accademico, produttivo e sindacale. Le difficoltà economiche che il nostro Paese attraversa richiederebbero una maggiore valorizzazione della formazione e della ricerca, come accade nella maggior parte degli altri Paesi europei, e non già scelte che amplieranno il divario già esistente, come si evince dai dati OCSE, tra la spesa per l’istruzione in Italia e negli altri Paesi.
Per il nostro Ateneo il pericolo è ancora più grave. Va infatti ricordato che l’Università di Urbino
- è entrata nel novero delle università statali solo il 22 giugno 2007 con l’assicurazione di un contributo che per due anni doveva attestarsi attorno ai 47 M€ e che fin dal primo anno si è in realtà ridotto a 45,6;
- malgrado ciò, grazie ad enormi sacrifici ed una politica di rigoroso contenimento della spesa ha riportato in equilibrio il proprio bilancio, dimezzando il debito e riducendo significativamente i residui passivi;
- dopo un lungo blocco totale delle assunzioni, in questi ultimi due anni ha limitato il turnover del proprio personale al 35% delle risorse liberate. Infatti negli ultimi sei anni si è giunti ad una riduzione del personale docente da 513 a 454 unità e del personale tecnico amministrativo da 435 a 373 unità.
E’ evidente che ogni ulteriore riduzione delle risorse o della possibilità di reclutare giovani ricercatori e personale tecnico amministrativo bloccherebbe definitivamente il processo virtuoso che è stato disegnato dall’Ateneo nel Piano triennale di Sviluppo e che è stato approvato dal Parlamento e dal Governo italiano col Decreto Interministeriale 1 marzo 2007.
Il Senato Accademico, ribadendo la propria convinta adesione alle linee di intervento prospettate dalla CRUI, auspica pertanto l’avvio di un processo di riforma del sistema universitario che, in un adeguato ed equilibrato impegno di risorse, valorizzi le diverse reali potenzialità e stimoli lo sviluppo. In questo quadro chiede che venga garantita al nostro Ateneo la prosecuzione del processo di rilancio su cui è stato avviato e per il quale si aspetta un finanziamento finalmente commisurato ai suoi parametri di funzionamento. Invita pertanto il Rettore a farsi interprete di questa istanza in tutte le sedi istituzionali e il personale docente, tecnico e amministrativo e gli studenti dell’Ateneo a sostenerla e a continuare ad operare affinché il processo di razionalizzazione e di rilancio possa realizzarsi appieno e l’Università di Urbino continuare a svolgere non soltanto la sua missione istituzionale nella formazione e nella ricerca, ma anche il suo ruolo di insostituibile attore della realtà culturale, economica e sociale del nostro Territorio.

Documento dell'assemblea studentesca

All’Assemblea d’Ateneo, al Rettore, al Senato Accademico ed al CdA dell'Universita' degli studi di Urbino “Carlo Bo”

Gli studenti dell’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo” riuniti in assemblea il giorno 21 ottobre 2008 prendono parte alla protesta della comunità universitaria nazionale contro la legge 133/2008, che trova crescente rispondenza nelle iniziative in atto in altri Atenei. Gli studenti esprimono una netta opposizione nei confronti di una politica mirata alla sistematica destrutturazione dell’Università pubblica mediante iniziative legislative disorganiche basate su tagli finanziari, vincoli al turnover e la possibilità di conversione delle Università pubbliche in fondazioni private. Gli studenti non ritengono momentaneamente, nonostante la gravità della situazione, di mettere in atto forme di protesta che prevedano l’interruzione della didattica. La lotta che essi portano avanti è infatti a favore del diritto all’istruzione ed è questo che la mobilitazione vuole salvaguardare. La mobilitazione non intende tuttavia limitarsi ad una mera difesa dell’esistente sistema Universitario, il quale necessità di un accurato vaglio critico e di una profonda ristrutturazione. Gli studenti esprimono inoltre la loro solidarietà alle altre componenti dell’Università e si dispongono a confrontarsi con esse per allargare una mobilitazione oggi quanto mai necessaria. A questo scopo auspicano che anche nel nostro ateneo l’iniziativa delle “lezioni in piazza” permetta al corpo universitario di ritrovarsi e di avvicinarsi alla cittadinanza.

Al fine di perseguire un’azione efficace gli studenti chiedono:

1) che il Rettore si faccia portavoce presso la CRUI e il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca della richiesta di pervenire a sostanziali ed immediate modifiche legislative che escludano il sistema dell’università e della ricerca dall’ambito di applicazione della legge 133/2008, e della improcrastinabile necessità di apertura di un serio tavolo di trattativa istituzionale per la definizione di una riforma organica e condivisa dell’Università;

2) che, come segno visibile della posizione dell’Ateneo urbinate, il Rettore assuma immediatamente la decisione di non procedere all’inaugurazione dell’Anno Accademico 2008/2009 e che nella data originariamente prevista per tale evento tutte le attività dell’Ateneo vengano sospese in segno di protesta, dando il massimo rilievo sui mezzi di informazione a tali iniziative;

3) che, ai fini di portare avanti un percorso d’informazione, analisi e riflessione sui temi della formazione universitaria venga loro concessa l’aula c1 del Nuovo Magistero come spazio studentesco autogestito.

Urbino lì 21/10/2008

Assemblea studentesca martedì 21 ottobre

Assemblea studentesca!
Martedì 21 ottobre ore 14.30
aula Magna Nuovo Magistero

Legge 133 = Università pubblica in distruzione

Anche ad Urbino parte la protesta contro questa legge sciagurata che prevede:

- la limitazione al 20% del turn-over (un’assunzione ogni 5 pensionamenti/licenziamenti) del personale docente e tecnico-amministrativo. Questo impedirà la possibilità di mantenere una didattica di qualità, con la possibile chiusura di corsi d’insegnamento.

- tagli progressivi al Fondo di Finanziamento Ordinario, quantificabili solo per quest’anno in diverse centinaia di milioni, per arrivare a circa il 25% entro il 2012; taglio delle retribuzioni del personale.

- la possibilita' di trasformazione degli atenei in fondazioni private.


Per discuterne assieme, per ricominciare a condividere un percorso studentesco di protesta, invitiamo tutti, singoli e associazioni, a mobilitarsi, partecipare sia all’assemblea studentesca del 21 ottobre, che a quella d’ateneo il 23 ottobre per capire, parlare, fare!!!



Difendiamo l’Università pubblica!
Difendiamo il diritto all’istruzione!
Ricostruiamo uno spazio studentesco!